Pag 53
- Dettagli
testimone di quanto sto scrivendo! ) Sul principio mi mantenni in un certo mutismo e desideravo, in verità, di neanche ascoltare le parole di conforto e di notizie che la buona Suora mi dava. Parlai, poi, senza nessuna convinzione: «Suor Giuseppina, stanotte ho fatto un sogno..., purtroppo è solamente un sogno, ma la realtà per me è ben diversa, ben triste! »
E raccontai alle due Suore il sogno che avevo fatto, a cui il buon Amed aggiunse i particolari di avermi sentito gridare, di aver avuto paura, di avermi sostenuto col braccio e poi svegliato. Suor Giuseppina mi ascoltò con gli occhi luccicanti e, dopo aver chiesto e conosciuto l’orario della visita medica, disse con decisione: «Non ripartirò oggi per Anzano, aspetterò che ci sia stata la visita medica e partirò domani...». La pregai con insistenza a che partisse, le dissi che si trattava solamente di un sogno, purtroppo, e che già ero stato visitato il giorno prima dal prof. Altieri: la ferita era aperta, non si sarebbe più chiusa da sola, avrebbero tentato a farmi la plastica chirurgica... Ma la buona Suora fu irremovibile ed uscì dalla camera, assicurandomi che sarebbe ritornata dopo le ore 12, dopo la visita fatta dal primario dell’ospedale, il prof. Sorrentino.
Alle ore 12 precise venne in camera il primario, accompagnato dagli aiuto e dagli assistenti, fra cui il citato prof. Altieri. Non dissi loro una sola parola, oltre al doveroso «Buon giorno! »…
Fui liberato dalle fasce che cingevano basso ventre e pancia, furono tolti i tamponi di garza che aderivano alla ferita ed il prof. Sorrentino, dopo aver dato un solo sguardo, esclamò soddisfatto (mi sembra di rivederlo con quei suoi baffoni, con quel suo sorriso largo!): «Finalmente, ce l’abbiamo fatta! »...
E’ facile immaginare la mia reazione, la mia incredulità, curiosità, ansietà, gioia e paura insieme... Sì, avevo finanche paura di essere preso in giro, dopo la durissima realtà che avevo conosciuto il giorno prima!
- Come? Che cosa?, esclamai...
- La ferita è chiusa, ce l’abbiamo fatta, finalmente!, ribatté il prof. Sorrentino.
- Ma come chiusa, aggiunsi immediatamente io, se proprio ieri il prof. Altieri mi ha detto che vorrebbero tentare con la plastica? Lei mi vuol prendere in giro, professore! Mi dica la verità, mi dica come stanno le cose!
- La verità è che la ferità è chiusa e lei può andare a casa fra qualche giorno. La verità, continuò calcando la voce, è che tra le prime norme che ho dato ai miei collaboratori da osservare scrupolosamente c’è quella di non dire mai al paziente quello che non deve esser detto... E mi dispiaccio assai con lei, prof. Altieri, mi meraviglio di lei...
- Sa, professore, avevamo parlato subito dopo la sua visita ultima, avevamo deciso di comune accordo di ricorrere alla plastica per questo caso; ieri era il mio turno di visite ed ho voluto preparare l’amico...
- Ma che preparare... che amico... ribatté il prof. Sorrentino ed uscì dalla mia cameretta, seguito da tutti gli altri medici e discutendo, lamentandosi con loro.
Fui ricoperto dagli infermieri di semplice fasciatura, qualche giorno dopo potei ritornare a casa e riabbracciare la mamma, il babbo, gli amici, gli anzanesi tutti. Quando alla festa successiva della Madonna di Anzano mi si vide andare in processione vestito di cotta, mozzetta e stola, ma scalzo di scarpe ai piedi, tutti guardavano verso di me sorpresi ed ammirati, nessuno, però, conosceva il motivo vero di quel mio atto, all’infuori di Suor Giuseppina Villani e di qualche altro.
Mi si creda, a questo punto: se qualcuno venisse a dirmi che anche questo fatto può essere attribuito al caso, io mi ribellerei stavolta con tutte le mie forze! E’ tale e tanta in me la certezza, dico certezza, che la mia guarigione fu dovuta all’intercessione della Madonna di Anzano ed alla infinita potenza e misericordia di Dio, che ho voluto rendere il fatto di pubblica ragione dopo 19 anni, in questo volumetto, per due soli motivi:
- perché i miei compaesani anzanesi, conoscendo con questo volumetto la storia del loro paese, apprezzino, amino sempre di più questa nostra (loro e mia) mamma celeste che si fregia di questo titolo speciale, di S. Maria o Madonna di Anzano, ed a Lei ricorrano con fede, sempre, e con amore di figli;