L'autonomia di Anzano
- Dettagli
L'autonomia di Anzano
SILVANO SACCO
La notevole distanza da Trevico, la mancanza di collegamenti e di strade facilmente percorribili, l'eccessiva fiscalità e il considerevole numero di abitanti, erano le motivazioni che la comunità di Anzano portava a sostegno della sua tesi per rivendicare l'autonomia. L’amministrazione comunale di Trevico, invece, sempre contraria alle aspirazioni autonomiste degli abitanti del Casale di Anzano, rispondeva che esistevano tre strade di collegamento, di cui una carrozzabile, e che in Anzano non vi erano uomini atti ad esercitare le funzioni di amministratore. Obiezioni dettate, indubbiamente, dalla preoccupazione di perdere un ricco territorio.
L’autonomia iniziò a concretizzarsi alla fine del 700, durante la rivoluzione napoletana, e si realizzò con l'arrivo dell'esercito napoleonico al cui mantenimento la comunità anzanese aveva contribuito 1• Infatti già nel 1807 l'Intendente di Capitanata Nobili aveva chiesto al ministro degli Interni che Anzano, insieme ad altri comuni del Principato Ultra, facesse parte della Capitanata2.
Finalmente il 30 dicembre 1809 l'intendente della provincia di Principato Ultra comunicava al sottintendente di Ariano e al giudice di pace di Trevico di aver nominato i nuovi amministratori del casale di Anzano.3 Vengono designati Francesco Rossi sindaco4, Francesco Solimene primo eletto e Giovanni Staffiero secondo eletto. A Marco Mastrangelo è affidato l'incarico di cassiere al peculio comunale5 sono anche nominati i componenti del Decurionato comunale6. Il primo gennaio 1810 Anzano diventa ufficialmente comune autonomo da Trevico e il 4 gennaio il decurionato cittadino si riunisce per la prima volta nella casa del sindaco Francesco Rossi.7
Nel 1810 Anzano contava 825 abitanti e faceva ancora parte del circondario di Ariano. Ma il 20 luglio 1811, l'intendente di Capitanata Giuseppe Charron, comunica al collega del Principato Ultra, che in base alla legge del 4 maggio 1811 sulla nuova circoscrizione delle province del regno di Napoli, il comune di Anzano veniva aggregato alla provincia di Capitanata.8
Il giovane comune di Anzano si trovò ben presto a dover fronteggiare una difficile situazione politico-amministrativa. Infatti il decurionato nella sua prima riunione, dopo aver provveduto alla nomina a cancelliere comunale di don Ciriaco Rossi, cappellano curato del Casale, compilò un elenco di richieste da sottoporre all'intendente. Tra queste veniva sollecitato l'invio di un sacerdote per la celebrazione della messa nei giorni festivi e la nomina di un guardiano per impedire gli abusi nel bosco detto "la Scampitella". Si richiedeva anche l'autorizzazione a poter nominare un servente per assistere il sindaco e gli amministratori ed a formare un archivio per la conservazione delle scritture. Il 13 marzo 1810 il sindaco, con una relazione allegata al bilancio comunale, evidenziò all'intendente le difficoltà finanziarie del comune per la mancanza di qualsiasi tipo di rendita.9 Mancavano le tabelle sui generi di consumo e le rendite dei beni comunali, lasciati ancora in gran parte indivisi o concessi ai comuni i confinanti. Nello stesso anno venne inviata una supplica all’intendente con la quale si chiese di sollecitare il vescovo di Trevico a inviare a sue spese un sacerdote nel comune di Anzano10 in base al real decreto emanato su proposta del ministro del culto il 17 febbraio 1810.
Nel 1813 viene nominato sindaco Crescenzo Cuoco11, che presenta un bilancio provvisorio privo di entrate. Lamenta la mancanza di rendite dalle difese comunali che nella divisione dei beni feudali dopo l'autonomia da Trevico erano rimaste indivise o incamerate dai comuni confinanti.12 Egli dichiara che il comune - non avendo altre entrate - era costretto ad aumentare la gabella sul macinato.
Il 29 ottobre 1813, il comune protesta per la mancanza di compenso per gli usi civici che si esercitavano nei boschi di S. Maria in Olivola e di S. Pietro. Ebbe origine una disputa che coinvolgeva Anzano, Trevico, Sant'Agata e la marchesa Loffredo. La soluzione fu affidata a Biase Zurlo, intendente del Molise e commissario ripartitore dei demani della Capitanata il quale era assistito da Boezio del Buono, fratello del sindaco di Sant'Agata.13
Nel 1862 Anzano ritorna alla provincia di Avellino ed assume il nome di Anzano degli Irpini, come da deliberazione del consiglio comunale del 12 ottobre 1862.14
Con il regio decreto-legge 24 gennaio 1929, n.106, che apporta modifiche alla circoscrizione di alcune province, Anzano passa definitivamente alla provincia di Foggia con il nome di Anzano di Puglia.15
Nel 1946 venne effettuato un tentativo da parte di alcuni parlamentari irpini per il ritorno alla provincia di Avellino di vari comuni foggiani, tra cui Anzano16 Un tentativo analogo fu compiuto il primo giugno 1950 dalla Deputazione provinciale di Avellino ma le proposte furono entrambe rigettate dai comuni interessati, che preferirono restare nella provincia di Foggia17
- 1 - Risulta che il 26 novembre 1806 Anzano pagava 16 ducati per il mantenimento dell'esercito Cfr. ASFG, Intendenza di Capitanata, Carte varie, b. 38, fasc. 2866.
- 2 - Il Decennio francese determinò nel Regno di Napoli un'evoluzione repentina da un modello organizzativo periferico incentrato sul potere della feudalità ad una struttura amministrativa e burocratica moderna e il primo passo verso questa trasformazione fu l'emanazione della legge del 2 agosto 1806, n.130, che abolì la feudalità con tutte le sue attribuzioni. La successiva norma dell'8 agosto, n. 132, sancì un nuovo assetto organizzativo del Regno di Napoli, ripartendo il territorio in tredici province ognuna con una propria capitale, e suddividendo le province in distretti aventi ciascuno un capoluogo. Nell'ambito dei distretti furono collocate le comuni, termine utilizzato nella normativa ancora in alternanza con la denominazione "università": la legge tuttavia rinviava ad un successivo provvedimento la definizione del numero della circoscrizione amministrativa dei singoli comuni.
- 3 - ASFG,Ilntendenza, governo e prefettura di Capitanata, Affari comunali, s. II, app. I, b. 2, fasc. 62, c. 3.
- 4 - Tra le carte dell'archivio storico comunale di Anzano e quelle conservate nell'Archivio di Stato di Foggia, la cui entità è alquanto modesta, troviamo riferimenti per il periodo preunitario ai sindaci Giovanni Rossi 1815-1818, Giovanni Mastrangelo 1819, Nicola Rossi 1821-1829, Francesco Rossi, 1830-1833, Giovanni Rossi 1834, 1837 e 1849, Francesco Paolo Rossi 1844-1848, Ciriaco Mastrangelo 1848-1859 e Francesco Paolo Rossi
- 5 - Non è stato rinvenuto il decreto con il quale è stata riconosciuta la creazione del comune autonomo di Verosimilmente, così come accadde per i comuni di Orta e Stornarella, anche quello di Anzano acquistò l'autonomia dal 1810 in base ad una norma del 1809.
- 6 - Questi sono i loro nomi: Marco Mastrangelo, Vincenzo Rossi, Giuseppe Riggillo, Alessio Puopolo, Ciriaco Guiducci, Francescanconio Mastrangelo, Giovanni Rossi, Euplio Auciello, Francesco Solimine di Nicola e Francesco Cfr. ASFG, Intendenza, governo e prefettura di Capitanata, Affari comunali, s. II, app. I, b. 2, fasc. 27, c. 3.
- 7 - ASFG, Intendenza, governo e prefettura di Capitanata, Affari comunali, s. II, app. I, b. 2, fasc. 27, c. 13.
- 8 - Il regio decreto 922 del 4 maggio 1811 stabiliva la nuova ripartizione in quattordici provincie del regno di Napoli a decorrere dal 1° luglio dello stesso anno.
- 9 - ASFG, Intendenza e Governo di Capitanata, Affari comunali, I, b. 6, fasc. 1.
-
10 - ASFG, Intendenza, governo e prefettura di Capitanata, Affari comunali, s. II, app. I, b. 2, fasc. 62, c. 32.
- 11 -ASFG, Intendenza di Capitanata, Carte varie, 197, fasc. 21344.
- 12 - Il 24 luglio 1812, l'intendente di Capitanata, comunica al sindaco di Anzano che la porzione spettante del feudo di S. Pietro è stato concessa al comune di Vallata. ASFG, Intendenza e governo di Capitanata, Atti, b. 187, fasc. 21343.
- 13 - Molte questioni relative alle liti sorte era baroni e municipalità in seguito all'abolizione del feudalesimo furono esaminate dalla Commissione feudale che fu un tribunale speciale del Regno di Napoli, istituito con decreto dell'11 dicembre 1807.