Anzano degli Irpini, ora Anzano di Puglia

 

anche la ferrovia è dimenticata...
tutto si svolge con macchine veloci...:
eppure ricordo con nostalgia quei tempi,
vedo ancora l’amico e caro Euplio
che più vecchio di me gira e rigira
per quella piazza del paese d’estate
in cerca di qualcosa...
che certo non troverà...!

Gli artigiani

Molti gli artigiani al mio paese
e tutti bravi...
tutti li ricordo con malinconia
perfetti ne rammento i nomi...
ora purtroppo tutti scomparsi:
sarti, sellai, calzolai, ramai
fabbri, falegnami, stagnai,
le ricamatrici…
sparuti sono anche i barbieri,
molti sono ancora i muratori
che il terremoto incoraggia!
Erano tutti piccoli artisti...
che capolavori plasmavano,
quanta attenzione, pazienza
passione ci mettevano...
caparbi, precisi essi erano...
tutti “maestri” davvero!
Tanti erano i giovani apprendisti
che frequentavano le loro botteghe,
tanta voglia per imparare il mestiere
tanto interesse dei padri,
tanto obbligo morale dei “maestri”...:
a vent’anni erano maestri anche loro
e così da padre in figlio
la vita scorreva...si rinnovava!

Ogni anno il calzolaio puntuale
veniva a calzare tutti di casa,
e così il sarto, la sarta
avevano riservati la loro settimana,
Ricordo tanti corredi di sposa
a sei, a dodici, a ventiquattro...
tanti ricami...tante meraviglie
che mani fatate di ragazze
con pazienza, con arte
per anni si preparavano
con la guida di “maestre” di ricamo…,
ed i lunghi cortei di cesti
che ragazze portavano in mostra
alla nuova casa della sposa...
era una festa...davvero!

Nuovi mestieri sono comparsi
ma in paese non trovano posto...
e così di anno in anno

 

ci si impoverisce sempre di più:
silenziose, deserte sono le strade
tutto vive nell’immobilità...
tutto si compra al mercato
che ogni sabato occupa la piazza...
roba in serie...però
non opere d’arte di un tempo...
anche questo è progresso...!

Il seminatore

In novembre era la semina
dei grano...
giornate di pioggia, di vento,
di neve anche...;
solenne era il seminatore
austero nei suoi gesti...
con la sua bisaccia a tracolla
con la sua mano che girava
che rigirava, che disseminava
come se benedicesse anche...
come se implorasse soprattutto
la benedizione di Dio...
per un raccolto abbondante...;
e come i suoi occhi seguivano
i vari semi che lenti si adagiavano
sul terreno...
come i suoi passi lenti erano misurati
cadenzati, superbi anche...
quante speranze...quanto lavoro!
Magri erano spesso i raccolti
le cattive annate si ripetevano
poche erano quelle buone...
bastava poco a traboccare il vaso...
l’ufficiale giudiziario era lì...
sempre dietro l’angolo...!
Vita semplice, dura...
avara era la terra...
eppure si viveva...si campava...
la vita andava avanti...
si tramandava da padre in figlio
come quei semi di grano
che crescevano...che si moltiplicavano!

Tra le sfoglie

Dolce e caro mi è il ricordo
di quando ero ragazzetto
che mi ruzzolavo tra le sfoglie,
le brattee di pannocchie di granoturco,..,
che confondevo il mio respiro palpitante
con lo stridio dei “cartocci”...:
una musica quasi dolce, allettante
che mi dondolava…mi stremava,
mi faceva assopire...;