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in processione, accompagnati dal loro parroco Don Carlo Petrilli; furono incontrati al « cimitero del colera » dai fedeli di Anzano, con la statua della Madonna; si pregò tutti assieme, si cantò, si implorò l’intercessione della Madonna lungo la via processionale; ma il cielo era terso, il sole continuava ad essiccare tutto...; ci si fermò tutti in piazza, chè la chiesa, pur quella grande di prima del terremoto, non avrebbe potuto contenere tanta gente; il parroco di Trevico salì su di un balcone a parlare alla folla immensa; durante il discorso apparve d’improvviso nel cielo una nuvola; prima che il discorso di implorazione e di fiducia terminasse, la gente non fece in tempo a correre qua e là, nella chiesa vicina e nelle case circostanti, che una pioggia abbondante, calma, lunga, venne a bagnare tutti e tutto ed a suscitare lacrime di commosso ringraziamento nei fedeli...
Un secondo ricordo è ancora vivo in me, perché mi riguarda più direttamente. Ero io già parroco di Anzano (fu nel 1949, o 1950) ed in quell’anno di siccità lunga mi feci pregare più e più volte dai fedeli per uscire con la processione di penitenza per implorare la pioggia; presi accordi finalmente, quando non potei più resistere alle richieste dei buoni contadini, coi confratelli parroci di Scampitella, Don Onorio Aulisio, e di Trevico, il nominato Don Carlo Patrilli; quella volta, però, volli organizzare l’incontro coi fedeli di Scampitella e di Trevico al rione Mastralessio, dove la setta protestante «Pentecostale» aveva fatto molti adepti; vi ci recammo, pertanto, nel giorno concordato, con la statua della Madonna e quando arrivarono le processioni di Scampitella e di Trevico volli parlare io a quella massa stragrande di fedeli; sviluppai il mio discorso sulla parte che la Madonna ha avuto nella opera della redenzione e nella storia della Chiesa, avendo di mira i protestanti del posto, e ad un certo punto, nella foga del parlare, mi uscirono di bocca queste parole: «Voi, protestanti, rinnegando la venerazione, che non è adorazione, delle statue ed il culto della Madonna, in modo particolare, fate offesa alla verità ed a Gesù, perché chi offende la mamma offende il figlio; ma oggi vedrete qual’è la potenza della Madonna su Gesù uomo-Dio, come avvenne a Cana di Galilea; oggi vedrete che la Madonna ci otterrà la pioggia e mostrerà la grandezza del suo patrocinio...». A questo punto mi accorsi di essermi spinto troppo... Mi battei con la mano sulla fronte ed esclamai a gran voce: «Che ho detto?... Madonna, perdonami, se ti ho impegnato troppo, ma ascolta la preghiera di questa buona gente, imploraci la grazia di cui abbiamo bisogno…». E continuai nella preghiera rientrando nell’ortodossia della forma.
Lungo la via del ritorno in paese, prima qualche goccia, poi una pioggerellina lenta ci diedero un po’ di gioia e di speranza e ci fecero affrettare il passo; quando rientrammo in chiesa piovve a lungo, dolcemente, sui paesi e sulle campagne riarse... I fedeli, però, restarono con la loro fede rinsaldata e con la loro devozione alla Madonna, i protestanti restarono coi loro pregiudizi e con la loro avversione.
E’ sempre così! Quanta gente, leggendo queste cose, sorriderà ed avrà verso di me un senso di commiserazione, se non di peggio ? Forse anche qualche confratello, qualche sacerdote, mi giudicherà uomo da medioevo...! Ma io continuo a credere, in pieno secolo XX, quando so che la pioggia oggi può essere causata pure scientificamente, continuo a credere, a non escludere, che Dio che è autore della natura e delle sue leggi mirabili, può ben intervenire sulla natura stessa e sulle sue leggi, specialmente se e quando il suo intervento è implorato dalla fede sincera degli uomini e dalla «onnipotenza supplichevole» della Madonna. E continuo a riferire avvenimenti che per la mia fede semplice e profonda insieme sono da attribuirsi, o non possono escludersi da potersi attribuire, all’intervento di Dio ed all’opera mediatrice della Madonna.
In un giorno della festa della Madonna di Anzano, un lunedì di Pentecoste prima del terremoto del 1930 - tutti gli anzanesi hanno sentito riferire quest’episodio -, mentre la processione di molte migliaia di persone accorse pure dai paesi circonvicini rientrava in chiesa e la gente era stretta, pigiata, una presso l’altra nello spazio limitato tra il campanile ed il monumento ai caduti in guerra, dalla campana grande che suonava a distesa con le altre che le facevano festoso coro, si distacca il grosso batacchio di ferro e cade giù, col suo peso e con la sua velocità enorme, sulla gente sottostante, là dove un ago non sarebbe potuto passare senza colpire qualcuno... Ma nessuno muore, nessuno si ferisce! Sarà stato un «caso»?... Sì, diciamolo pure, sarà stato un caso!...