Anzano degli Irpini, ora Anzano di Puglia

CAPITOLO VIII

ULTIMO, DOVEROSO OMAGGIO

Ho voluto rivendicare alla nostra Anzano questa storia con trepidazione iniziale, ma cosciente del passo che mi accingevo a compiere; la affido, perciò, ora ai giovani anzanesi, perché la controllino, la approfondiscano, la confermino possibilmente coi loro studi, con le loro ricerche.
Ho voluto rendere omaggio ai sindaci che hanno fatto di Anzano una cittadina inferiore a nessuna ed in modo particolare all’attuale sindaco Mariano Melino che nel campo delle realizzazioni pratiche si sta dimostrando erede degno di un sangue buono che non mente mai.
Mi si consenta, ora, di poter rendere un ultimo, doveroso omaggio alla fede pura e grande degli anzanesi ed alla Madonna, alla Madonna di Anzano!
Oh, per carità, non rida chi non possiede il dono della fede: noi di Anzano, al cento per cento, abbiamo fede, abbiamo tanta devozione verso la «nostra» Madonna ed io agli anzanesi mi sto rivolgendo, ovunque essi si trovino, anche a quelli sparsi per il mondo.
Nè mi si dica che quello che sto per dire non è storia, non fa parte della storia... Per me, per la stragrande maggioranza degli anzanesi, invece, quello che sto per dire costituisce la storia più bella, la storia vera di ognuno di noi la storia dell’uomo completo, nella sua realtà «vita» che non si esurisce nel solo processo biologico, ma comprende – e non è nobilitata! - la sua anima, la sua fede!
Inizio, pertanto, in atto di immensa fede religiosa e di conseguente grandissima venerazione verso la Madonna, col riferire ad verbum quanto dice della nostra Madonna di Anzano uno scrittore del primo ‘700; farò, poi, qualche altra aggiunta pratica; riferirò, infine, qualcosa di strettissimamente personale, ma che sento di dover rendere di pubblica ragione quale dovere verso chi ha fede come me e soprattutto in segno di dovuto omaggio verso la Madonna di Anzano.

Fr. Serafino Montorio in «Zodiaco di Maria » (Napoli - Tip. Paolo Saverini, 1715), a pag. 356, scrive:
«La terza immagine di Maria, che vien venerata in questa diocesi (di Trevico) dicesi di Anzano. Non più di 6 miglia lungi dalla città di Trevico era anticamente una gran terra, ma poi distrutta dagli infortuni del tempo, oggi è un feudo della Mensa Vescovile, con titolo Baronale. In questo luogo vedesi una chiesa, nella quale adorasi (?) un’altra statua di legno dorato della Vergine settipalmare, come l’antecedente (quella di S. Maria delle Fratte, di cui ha parlato in precedenza), e di eguale antichità. Vi si celebra la Festa il secondo giorno di Pentecoste, portandosi processionalmente il Capitolo, Clero e Popolo della Città (di Trevico), e suoi convicini. Il principale e più frequente beneficio, che la Vergine santissima si compiace compartire per mezzo di quel miracoloso Simulacro è il concedere secondo il bisogno, la pioggia, o la serenità, quando viene richiesta da divote Verginelle, che vi vanno in processione per tale effetto. La chiesa è servita da un Romito, che vive mendicando per le Terre e Ville convicine. Conchiudo, quindi, col divoto Idiota (In Prop. De Contemp. Vir.): Maria diligit dilegentes se, immo sibi servientibus servit».

Il Montorio, come si vede, ai primi del 700, dice che Anzano «era anticamente una gran Terra, poi distrutta dagli infortuni del tempo»: poiché è risaputo che col vocabolo Terra si indicava un centro abitato, egli ci conferma che l’antica Anzano era un grande centro abitato...; ci parla, poi, di quella che è stata ed è la tradizione delle «processioni di penitenza», così dette, per implorare dalla Madonna la pioggia o il sereno... Quante volte abbiamo visto le pie popolazioni di Trevico, di Scampitella e di Zungoli accorrere qua, ad Anzano, a piedi ed in lunghe file, con innanzi le «verginelle a trecce sciolte», le teste incorniciate di corone di pampini, venire ad implorare la pioggia benefica od il sereno altrettanto utile e necessario ai campi... Due ricordi sono particolarmente impressi nella mia memoria, a proposito. Uno rimonta alla mia prima fanciullezza: in un maggio secco, con un cielo plumbeo e la terra arsa, i fedeli di Trevico erano venuti ad Anzano