Anzano degli Irpini, ora Anzano di Puglia

La notte

Sembra strano:
eppure io scrivo di notte!
Avvolto nel cupo delle tenebre,
nel rilassamento del corpo e della mente,
tra il tepore delle coperte
e la confusione del respiro coniugale,
tra sogno e realtà
mi è dolce fantasticare.

Ombre che si accavallano ad altre ombre,
immagini recenti e passate
che mi si presentano davanti
e che rapidamente svaniscono
e che poi ricompaiono,
a volte più consistenti e più definite:
un caleidoscopio di colori,
una fantasticheria colossale...
Eppure in questo caos mi è facile
colloquiare col mio “Io interiore”:
il mio richiamo di coscienza!

Tutto poi svanisce in un attimo,
mi sveglio di soprassalto...
non ricordo più nulla...
eppure qualche briciola rimane:
io ho scritto sempre così
e....per quel poco che mi rimane,
scriverò ancora cosi!

Anzano di Puglia

Anzano, il mio paesello,
è sempre lì adagiato
sui verdi, alti colli dell’Appennino
a cuneo tra tre regioni,
in una quiete d’aria e di spirito…,
all’ombra di Trevico
che domina superba tutta la vallata,
sotto il suo alto campanile
che s’innalza nel cielo azzurro
quasi ad implorare protezione
pace...!
Cambiate son le case, le strade,
belle, nuove, moderne
ma tutte vuote, chiuse...;
accorciate son le distanze
con belle strade di campagna
che portano in ogni dove
ma quasi sempre deserte...:
il terremoto ha riscattato,
il progresso ha trasformato...
ma quanto silenzio, quanta pace...!
Pace che io mi godo a piene mani
ma che mi preoccupa, mi deprime

nel contempo...:
pochi sono i giovani, molti i vecchi,
sparuti sono i bimbi per le strade...
poco il movimento...molta l’immobilità...!

Ma sempre caro mi sei tu, oh mio paese
mi hai visto nascere
mi hai accompagnato per tutta la vita
nei documenti...nelle ansie
nelle speranze.., nei successi...:
quale binomio indivisibile!
Tutto devo a te, oh mio paesello,
ho temprato il mio animo
alla tua durezza di un tempo
ai sacrifici che da tutti esigevi
al duro lavoro che a tutti imponevi
alla semplicità che ti impersonava
alla verità che tu predicavi...!
Possente è sempre in me
la voglia d’inebriarmi
nel tuo sole limpido e caldo d’estate,
nel bianco della tua neve d’inverno,
nell’aria fresca, pura, incontaminata;
di riscaldarmi ancora
come quando ero piccino
attorno a quella “fornacella” la sera
mentre il “ciocco d’olmo sfrigola”
ed il nonno racconta “al fuoco”
le sue novelle...
ed io, il bambino di una volta,
che mi addormento ancora così
nel grembo della mia mamma
a sognare…sognare sempre così...;
e fuori all’aperto
un lento suono di campana
che si perde nel silenzio a valle...
che annuncia, almeno per me,
un’ora di notte...!

23 luglio 1930

Ricordo oggi… come allora...
Tutto è radicato nella mia memoria:
non avevo ancora dieci anni
poco dopo la mezzanotte
un improvviso boato, un frastuono
terrificante, foriero di morte...
tutto in sussulto, oggetti per terra,
letto che ballava, tremava...!
Mio zio mi tira dal letto
Mi trascina fuori al balcone
E giù insieme… nel giardino:
eravamo salvi…
di lì a poco si sprofonda il solaio...!
Gente che grida, che piange
Che scappa all’aperto