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Stabilita tosi l’autenticità del documento storico, il Guarino compone, con l’aiuto e l’autorità di altri autori da lui citati e con profonda analisi critica, l’iscrizione in questo modo:
Jupiter Eleuterius
Ipse qui Frentanorum Commilitorum vota
Novit una mente suscepta
Quandoquidem (quod felix) Anxano, Pallano,
Anxanto Bycias, Romuleas,
Et arcum Ortoniatium ad litus adiacentium:
Et Aterno, et Pherento, et Aetio
In omnibus consociavit penitus Cluvias,
Et Sarantanorum Pentrorum Conciliabula,
Et Andi, Girylis, Phisii,
Et Italorum Trinii accolarum omnium,
Et omnium Senelensium et pagos, vicosve:
Universi Patriae amatores
hecatomben sacram bobus XLI fecerunt.
L’iscrizione può essere così tradotta ed interpretata:
Giove Eleuterio, fu Lui che accolse (confermò, accettò) i voti dei commilitoni (soldati confederati) Frentani, voti emessi all’unanimità. Giacché (cosa felice) egli consociò perfettamente in tutti i loro problemi alle città di Anxano, Pollano, Ansanto le città di Bycia di Romulea e l’arco (l’insenatura) degli Ortonati che sono vicino al mare e ad Aterno, a Ferento, ad Ezio la città di Cluvia e le comunità dei Sarentani dei Pentrori, di Andi, di Girile, di Fisio, di tutti gli abitanti italici di Trinio, di tutti i Senelensi, e tutti i villaggi o borgate: tutti quanti i predetti amanti della patria gli offrirono una ecatombe di 41 buoi.
Qui, per ora, interessa rilevare l’esistenza e l’autenticità del documento storico in cui figura Anxano; di esso documento, della sua giusta interpretazione si parlerà in seguito... Resti indiscusso, quindi, per ora, che Anxano fu un centro importante, già esistente e fiorente intorno al IV secolo a.C.
Passiamo, quindi, a riferire altre prove storiche.
Lo scrittore romano Tito Livio («Ab Urbe Condita», lib. 9, cap. 15 e 16), dopo aver parlato dei Sanniti che, rinchiusi in Lucera, sono costretti ad arrendersi per fame a Papirio Cursore, dice che il console Quinto Aulo Ceretano combatté poi coi Frentani e ne occupò la loro stessa metropoli (Anxanum), mentre l’altro console (Papirio) sistemò le pendenze « cum Satricanis », rei di essere passati ai Sanniti dopo la sconfitta Caudina (anno 319 a.C.).
Lo stesso Tito Livio (Lib. 9, cap. 45) ricorda ancora i Frentani e la loro metropoli Anxanum quando i Romani, dopo aver conclusa la pace coi Sanniti e distrutte 31 città degli Equi, accettarono le richieste dei Frentani e li accolsero nella loro confederazione col privilegio di poter conservare le proprie istituzioni (anno 304 a.C.).
Nell’anno 280 a.C. i Frentani combatterono valorosamente coi Romani contro Pirro, ad Eraclea; anzi fu proprio il «prefetto della turma frentana», Ossidio Oplaco, a costringere il re Pirro a ritirarsi dal combattimento, cadendo poi trafitto egli stesso dalle spade nemiche (Plutarco-Floro-Dionigi d’Alicarnasso).
I Frentani risultano ancora « confederati » dei Romani nella Guerra Gallica Cisalpina (cfr. Polibio e Mommsen), nonché nella guerra contro Annibale nell’Italia Meridionale (cfr. Livio XXII, 3 e Polibio); di quest’ultima avremo da parlare diffusamente in seguito.
Vengono ricordati ancora da Livio (Lib. XLV) nella guerra contro Perseo, re di Macedonia, quando parte dell’esercito romano fu trattenuta nei campi dei Frentani, non molto lungi da Lucera, per essere pronta ad accorrere in aiuto di quelli che combattevano in Macedonia, in caso di bisogno.