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Anusanum; per il cardinale Pollidori andrebbero due nomi, Anxanum ed Anxa; per il Renzetti, infine, Anxa ed Anxia non sarebbero mai nominati come appartenenti a Lanciano, mentre dal «terzo anno dell’era comune (?) sino ai suoi tempi (intorno al 187O) «si legge chiaramente il nome proprio Anxanum».
Quindi, a ben giudicare, mi pare di poter ben dedurre da quanto innanzi premesso:
1) Nessuno osa contestare, e neanche io contesto (non ho elementi per farlo, del resto) che Lanciano sia chiamata anticamente Anxa o Anxia...
2) Solamente dal sec. XVI in poi a Lanciano viene attribuito il nome di Anxanum, e ciò « per sforzo di erudita speculativa » (son parole del Renzetti), ma senza alcun argomento veramente probante, veramente storico (queste son parole mie! ).
Quindi sono stati gli scrittori citati (e magari pure qualche altro da me non conosciuto) che dal sec. XVI o poco prima hanno dato una tale interpretazione storica e tutti gli altri, poi, l’hanno accettata pacificamente... Mi spiego così, finalmente, perché tutti gli illustri autori da me citati innanzi, ad eccezione del Pennetti, da Raimondo Guarino al pur valentissimo Mons. Iannacchini, a Lorenzo Giustiniani, parlando dell’antichissima epigrafe frentana hanno aggiunto ad Anxanum quell’inciso « ora Lanciano », o parlando di Anzano in particolare (Iannacchini e Giustiniani) hanno dato tutt’altre notizie sulla sua origine: essi si son trovati di fronte ad affermazioni già date per scontate storicamente e, non avendo tempo e possibilità ed interesse a dimostrare il contrario, hanno accettato quelle notizie, anche se hanno prospettato delle difficoltà (Romulea-Ansanto).
Nè, continuando l’esame del libro del Renzetti, vien fuori alcunché che possa avallare la sua tesi ed inficiare la mia.
A proposito dell’« antico sito » di Lanciano (Cap. 2) il Renzetti è libero di pensare e di scrivere come vuole, se sia il posto di Lanciano vecchia, o quello di Santa Giusta, o altro ancora. Citando opinioni e nominativi vari, egli non adduce, però, alcuna prova che quel sito sia quello dell’anxanum Frentanorum: tutt’al più sarà di Anxa-Anxia-Lanciano! Egli personalmente propende per il posto di Lanciano attuale e cita il tempio di Giove Eleuterio, quello di Apollo, quello di Giunone, un’antichissima fontana, un antico collegio dei Fabbri Ferrari ecc. ecc. Ma che proverebbe tutto ciò? E non si potrebbe dire, così ragionando, che ovunque esistono ruderi antichi là è l’antica Anxanum? Non è così?
Vorrei poter rispondere punto per punto a quanto il Renzetti dice in ogni capitolo del suo libro, ma andrei troppo per le lunghe, tedierei enormemente il lettore... Dirò in modo succinto questo: tutte le prove riportate nel libro, tutte le lapidi riferite e le relative iscrizioni non dicono che l’antichissima Anxanum sia l’attuale Lanciano. Dopo la lettura, infatti, di ogni prova da lui addotta vien sempre una domanda alla mente e sulle labbra: E con ciò? ... Qual’è l’antico Anxano? ... Chi e che cosa ci autorizzano a pensare a Lanciano? Che c’entra in questo Lanciano?
Chiudo il discorso su Renzetti col pensiero a questo fatto sintomatico: il suo modo di ragionare ci conferma come si creano le leggende... storiche!
Al cap. 3° egli scrive fra l’altro: «… E’ vero finalmente che nella mia Raccolta Lapidaria (è il titolo di un libro, o si tratta di una raccolta vera, personale? L’interrogativo è mio!) conservo un marmo con antichissima iscrizione greca che divisa una federazione militare celebrata in Lanciano dalle popolazioni degli altri oppidi Frentani con esso», In nota aggiunge: «Di questo marmo il Romanelli così scrive: non ha gran tempo che scavandosi in Lanciano le fondamenta per un edificio, si è trovata fra vecchie fabbriche una lapide marmorea che... sembra di aver riverberata una luce folgorante sullo stato di questa antica Regione, invano cercato finora negli storici, nei marmi e nelle monete. In essa non solamente si legge una greca epigrafe in caratteri vetusti, ma si parla di un Concilio o Generale Adunanza sotto l’invocazione di Giove Eleuterio, dove concorsero tutti i popoli che formavano la Federazione Frentana» ecc. ecc. Riporta, quindi, in riassunto il senso dell’epigrafe da me riportata per intero dal libro del Guarino all’inizio di questo lavoro.
Mi vien da chiedere: dove mai si parla che quella lapide marmorea fu trovata in Lanciano? Chi è questo Romanelli che afferma una cosa simile? Quando è vissuto? Con quali prove ha suffragato la sua affermazione? E se quella lapide «ha riverberato una luce folgorante invano cercata finora negli