che mi rinnova, mi informa mi adegua…mi fa brillare! Godo nel trovar le parole mi attardo, mi allieto a seguirlo a confondermi in quel caos che mi conquista, mi incanta, mi esalta... a gioire come quando ero bambino che per trovare una parola mi ripetevo tante volte l’alfabeto… sempre daccapo!
Il podestà
Il podestà…c’era una volta al Comune... don Michele mi ricordo per tanti anni a capo del paese tra gli anni del terremoto e la grande ultima guerra: la ricostruzione del paese il rione delle casette asismiche, i canti e gli inni della guerra d’Africa, il contributo di sangue, i disagi l’isolamento in quegli anni bui! Il caro e buon nostro podestà era sempre lì in Comune alto, solenne, maestoso col suo cappotto color marrone il suo cappello a larga falda la sua faccia buona, accogliente il suo respiro rumoroso..., sempre calmo, mai inquieto voleva sapere di tutto... conoscere per fare! Era il primo figlio di una grande famiglia, rinomata, rispettata era la Madre che dominava, che tutti accoglieva; era sempre primo alle adunate con la sua camicia nera, era con noi e per noi ragazzetti balilla, avanguardisti..., si confondeva con noi ci stimolava, ci voleva bene. Passarono gli anni la guerra anche passò s’invecchiò anche lui si trasferì a Napoli con la famiglia... mi fu vicino in quei tempi di magra mi accoglieva nella sua casa con affetto... va ora alla sua memoria il mio pensiero la mia preghiera “requiem aetemam...” che non Gli ho mai detto...!
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Il primo sindaco
Il primo sindaco... il caro Rocco... tutti lo votammo, lo acclamammo era il sindaco di tutti... scrittore forbito, poeta anche, oltre che bravo geometra... conservo ancora il suo diario sulla guerra in Russia la lunga, tragica ritirata! Era al servizio di tutti cerco di fare...progettò, tante cose fece, costruì anche, ma quanto entusiasmo per una nuova vita ci trasfondeva! Si trasferì a Roma viveva solo, voleva compagnia, consigli, stimoli dava a tutti come quando era sindaco tutti accoglieva, a tutti dava! Ebbe un infarto, si riprese visse ancora degli anni... era giovane, voleva vivere ancora... quando nel marzo di trenta anni fa non lo vedemmo per alcuni giorni preoccupati...entrammo da una finestra... era lì sul suo letto senza vita con i pensieri di Seneca in mano...! Sulla sua tomba in paese è Kant che parla...; “il cielo stellato sopra di me la legge morale entro di me”, così come visse… come vive ancora in noi!
La posta
La posta viaggiava nei sacchi sulla “postale” fino alla ferrovia e così tutti noi viaggiatori, pochi allora in verità, vi ero anch’io ragazzetto che studiavo ad Avellino...: viaggio complicato, difficile, lungo snervante…tutta una giornata per qualche decina di chilometri... con rischio anche di non trovar posto sulla “postale”.... quante “passeggiate” ho fatto d’inverno, d’estate su quella lunga via da Savignano ad Anzano!
La sera tutti ad aspettare la posta… austera, solenne era la postina
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