la grossa e buona Maria sempre vestita di nero... che pur zoppicando percorreva il paese ogni giorno... tutti attorno a lei... chi chiedeva, chi spasimava.., ella invece era calma con sorriso ti porgeva la lettera con quanto amore te la dava come se ti facesse un regalo era davvero contenta, ne gioiva…, quanti sospiri, pianti anche... ogni sera lì...in quell’angolo di piazza! Alto, severo, truce sempre in volto il caro ufficiale postale che dal balcone del suo ufficio controllava, osservava... nulla gli sfuggiva...tutto sapeva!
Anche ora la posta arriva nessuno se ne accorge... tutto arriva e passa in silenzio!
Pasquale e Maria
Pasquale e Maria... i miei cari vicini di casa i guardiani dei miei pini per tanti e tanti anni...; Pasquale da due anni non c’è più Maria è ancora li che veglia che controlla, che telefona quando qualcosa non va! Il caro mio Pasquale ha tanto lavorato la terra ha tanto sofferto... era sempre felice dì vedermi mi desiderava, mi parlava per telefono m’informava, vinceva la mia pigrizia mi obbligava quasi ad andare a parlare con i miei pini solitari che pure mi reclamavano...; quante cose mi diceva come parlava sempre... con la sua voce lenta, strascicata tenera, affettuosa, tutto valutava secondo “la moneta”’ la vita…gli uomini anche e faceva i movimenti con le sue dita! L’ho sempre vivo in me vecchio, sofferente, curvo col suo berretto sulla testa col suo bastone in mano con le sue pecorelle che pascolavano: quanto ho perduto con Lui...! Vive ancora la sua Maria
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sempre vestita di nero più vecchia di me con la sua faccia rugosa piena di premure, di amore... con le sue mani nodose per la sua artrosi deformante, con la sua voce lenta, cavernosa che ricorda sempre la “buon’anima”, con i suoi severi giudizi di saggezza...di verità...! Che Iddio La conservi ancora.., è nei miei voti più cari...!
Il traino”
Il “traino”...cosi lo chiamavano in paese il grosso carro a due grandi ruote trainato da uno o due muli..., tanti lunghi raggi colorati che confluivano al centro della grande ruota..., tutto si metteva, si trasportava su quel carro...; lenta, calma, quasi a passo d’uomo era la sua andatura, non avevano bizze i muli non aveva fretta il carrettiere col suo lungo, schioccante staffile in mano..., superbo era lì davanti assiso... imbacuccato con scialli ed incerate col vento, la neve, la pioggia... scamiciato d’estate sotto il sole... rugoso, secco, scuro era il suo volto abituato sempre all’aperto a tutte le inclemenze del tempo, aveva al suo fianco sempre l’involto che la moglie con cura gli preparava aveva sempre con sé...la sua “fiasca” di buon vino..., era sempre li…solo su quel traino con i suoi muli, la sua merce i suoi pensieri..., era contento comunque, lavorava era al servizio di tutti... era l’unico mezzo di trasporto tra il paese e la ferrovia trenta chilometri di strada...! E così per tanti, tanti anni... tanti nomi a me cari quante volte portavano anche me piccolo studentello che ritornavo per le vacanze in paese...!
Ora anche il “tramo” non c’è più
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