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Passiamo, infine, alla guerra sociale: è l’ultima volta in cui appare menzionato negli antichi testi storici il popolo Frentano, prima di dissolversi del tutto, assorbito dai Romani.
I popoli italici - fra essi i Frentani - s’erano mantenuti fedeli alla federazione con Roma, stipulata dopo la vittoria su Pirro, ma avevano atteso invano il diritto di parità di cittadinanza romana e per circa duecento anni la povera gente del Meridione - sempre questo desolato e trascurato Meridione! - aveva visto peggiorare le proprie condizioni di sudditi senza poter godere neanche del diritto di appello... Fallito il tentativo di Marco Druso (91 a.C.) di ottenere pacificamente la cittadinanza romana, gli Italici ricorsero alla forza, spinti dalla disperazione. Nell’anno 90 a.C. «come la fiamma nelle steppe, così la ribellione si dilatò su tutta la penisola; prima di tutte porremo la valorosa e ragguardevole popolazione dei Marsi con le piccole, ma energiche federazioni negli Abruzzi, i Peligni, i Marrucini, i Frentani e i Vestini... L’esempio loro fu seguito dai comuni sanniti e in generale da tutti i comuni dal Liri e dagli Abruzzi sino nella Calabria e nell’Apulia».
Le parole riportate tra virgolette sono del Mommsen; da esse appare chiaro - per chi osservi una carta d’Italia - che i Frentani non hanno nulla da vedere con Lanciano.
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Un esame a parte merita lo scrittore enciclopedico. scienziato, naturalista e storico Plinio Secondo, morto a Stabia durante la terribile eruzione del Vesuvio del 79. Egli nella sua monumentale «Historia Naturalis» (Lib. 3, cap. XVI) parlando della « secunda regio amplexa Hirpinos, Calabriam, Apuliam, Salentinos » nomina, fra le altre, « Callipolis, quae nunc est Anxa, LXXV M. pass. a Tarento. Inde XXXII M. promontorium quod Acram Japygiam vocant... Pediculorum oppida, Rudiae (Ruvo), Egnatia, Barium... Hinc Apulia Dauniorum cognomine, a duce Diomedis socero... amnis Cerbalus (Cervaro o Candelaro), Dauniorum finis... promontorium montis Gargani. Flumen portuosum Frento (Fortore), Teanum Apulorum. Itemque Larinatium Cliternia: Tifernus (Biferno) amnis. Inde regio Frentana. Ita Apulorum genera tria: Teani, duce e Graiis: Lucani, subacti a Calchante, quae loca nunc tenent Atinates; Dauniorum, praeter supra ditta, coloniae: Luceriae, Venusia Oppida Canusium, Arpi...».
La seconda regione, dunque, comprendeva l’Irpinia, la Calabria, il Salento e la Puglia; la Puglia, a sua volta, aveva origine dal confine con la Japigia e si estendeva fino al promontorio del Gargano compreso, dopo del quale veniva il fiume Fortore.
Al cap. XVII (XII) scrive: « Sequitur regio quarta gentium vel fortissimarum Italiae. In ora, Frentanorum, a Tiferno: flumen Trinium portuosum. Oppida Histonium, Buca, Ortona: Aternus amnis. Intus Anxani cognomine Frentani. Carentini, supenates et infernates, Lanuenses, Marsorum, Anxantini, Atinates».
La zona occupata dai Frentani, come si vede, è così determinata: dal Biferno al Gargano sul mare; il bacino del Fortore verso l’interno; nell’interno (è esplicitamente detto: intus) si trova « Anzano dei Frentani »! E si badi bene: è chiaro che questo Anzano dei Frentani è diverso, distinto e lontano dai « Marsorum Anxantini»!
In verità, i passi riportati da Plinio sembrerebbero creare qualche difficoltà di interpretazione e di ubicazione dei luoghi nominati. La interpretazione migliore, però, è quella da noi data innanzi, sia per le precisazioni di altri autori, sia, tanto più, per alcuni nomi riferiti dallo stesso Plinio, di cui si conosce con certezza la ubicazione: i Carentini o Caraceni sono collocati da Tolomeo (Lib. III, cap. I ) « inter Frentanos et Samnitas, l’agro Atinate è collocato da Livio (Lib. X, cap. 39) nel Sannio... Del resto, se ancora non bastasse tutto ciò, lo stesso Plinio nomina ancora, come si è notato, «Marsorum Anxantini » (gli Anzantini o Anzanti dei Marsi) che son distinti, diversi e lontani, dunque, dagli Anxani cognomine Frentani!