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CAPITOLO VI
NELLA LUCE E NELLA CERTEZZA DELLA STORIA
La prima chiesetta costruita sul posto del rinvenimento della statua, intorno alla quale venne man mano a sorgere il paesino di Anzano, fu detta, come si è già accennato, S. Maria in Silice (da silex, silicis, selce, rupe: il posto o viottolo lastricato a selce, che immetteva sulla via Erculea o Eclanense).
Quella chiesetta e quella prima borgata non ebbero un sacerdote proprio fino al 1793: Anzano era frazione di Treivco, ma nelle domeniche e nelle feste vi veniva un sacerdote da Accadia a celebrarvi la S. Messa. In un manoscritto polveroso e consunto conservato attualmente presso l’archivio diocesano di Lacedonia, dove sono riportati tutti i conferimenti di sacre ordinazioni e di benefici parrocchiali dall’anno 1703 in poi nella diocesi di Trevico, il nome di Anzano risulta solamente due volte:
1) Il vescovo Bernardo Onorato Buonocore (1739-1773), a differenza dei predecessori, si firma, oltre che Vescovo di Trevico, «Abbas S. Mariae de Anzano»: è segno che la chiesetta-santuario di Anzano è stata insignita con lui del titolo di Abazia.
2) A pag. 62 del manoscritto risulta poi:
«1 luglio 1763 - Fu spedita patente (= autorizzazione) di romito a Lazaro Sicuro della città di Leccia per la Cap. (certamente questa abbreviazione vuol dire: Cappella o Cappellania) di Anzano».
Nel 1763, dunque, Anzano non aveva ancora un suo prete, ma c’era un eremita autorizzato dal Vescovo di Trevico, il quale accudiva alla chiesetta vivendo di elemosine. Civilmente era una borgata o frazione di Trevico. Infatti solamente al 1793 rimontano i primi registri parrocchiali compilati dall’ora Cappellano-Curato Don Ciriaco Rossi.
E’ bene, però, rifarci un po’ indietro e riallacciare ordinatamente il discorso storico.
L’origine dell’Anzano attuale, col rinvenimento della statua che prese il nome di S. Maria di Anzano proprio dall’antichissima Anzano-Anxanum, i cui fedeli l’avevano nascosta durante le persecuzioni iconoclaste e che trovavasi sulla «serra» presso S. Pietro d’Olivola, è da stabilirsi con ogni probabilità, direi con certezza, sulla fine dell’anno mille, o ai primi dell’anno mille e cento, in un arco di tempo che va dal 990 al 1100.
Alcuni scrittori (Carlo Aristide Rossi, Pionati, Zigarelli, Corcia), ritenendo che Anzano fosse l’antica Volanum, terra famosa dei Sanniti presa e distrutta dai Romani dopo la sconfitta della legione linteata (1) ad Aquilonia, parlano di un documento dell’anno 879 che si troverebbe nell’archivio di Cava, in cui si parlerebbe della vendita di alcuni beni fatta in Volanum da tal Godino al prete Liberio.
Premesso che di questo documento è stato impossibile trovare qualche traccia presso il citato Archivio di Cava e che dell’anno 879 non risulta registrato alcun atto di vendita, al riguardo si può dire con certezza questo:
- dato e non concesso che il documento esista in qualche parte, giacché viene citato dall’autorevole Corcia che a sua volta richiama Pionati e Zigarelli, esso tutt’al più riguarderebbe Volanum.
- Volanum non è Anzano, o, per maggior precisione, Anzano non discende da Volanum, perché, come dice il valentissimo e più volte citato Iannacchini, «Volano si doveva essere nel Sannio Caudino, ove ancora nell’evo medio eravi un fiume di tal nome.
(1) La legione linteata era una riproduzione tra i Sanniti del battaglione sacro dei Tebani: i soldati vestivano bianchi lini con elmi piumati ed armi eccellenti. La battaglia avvenne il 459 di Roma.