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Ariano; attraverso la stessa via scende fino alla palude (questa palude è la zona ancor oggi detta «Parule» o «Riparuli») che costituisce il confine fra S. Pietro d’Olivola e S. Maria di Anzano.
Il documento precedente, quello del 1086, a parte il fatto che non cita «S. Maria di Anzano», precisa la «serra di Anzano» in altro posto e quindi nomina la «serra di Riparuli».
Si deduce, quindi, che la «serra di Anzano», di cui parla il documento del 1086, vien prima di Riparuli partendo da S. Pietro d’Olivola, mentre «S. Maria di Anzano» vien dopo Riparuli (sempre partendo da S. Pietro d’Olivola) e pertanto i due luoghi sono distinti e diversi: la «serra di Anzano» è ciò che allora rimaneva ancora di Anxanum o Anzano antica, «S. Maria di Anzano» invece è il villaggio che nel 1131 veniva nascendo intorno alla chiesa costruita sul posto del rinvenimento della statua.
Dico di più! Studiando bene i documenti e conoscendo e controllando bene tutti i posti nominati in essi, come modestamente io ho fatto, è legittimo un dubbio, un sospetto: la lite fra il connestabile Riccardo, signore di S. Agata, e l’abate di Cava, superiore e proprietario del convento benedettino di S. Pietro d’Olivola e dei beni donati nel 1086, dovette essere causata proprio dall’appropriazione, da parte dei monaci di S. Pietro d’Olivola, del territorio o serra di Anzano, una volta che tale serra, distrutto completamente l’abitato, era stata completamente abbandonata dagli abitanti ed era diventata res nullius...
Tale sospetto è tanto meno temerario ma fondato, quanto più si considerano queste cose: la «serra di Anzano» nel primo documento (1086) è chiaramente esclusa dalla donazione di Rainolfo Brettone, mentre nel secondo documento (1131), senza esser nominata per niente, viene a trovarsi inclusa nei beni con una sanatoria alquanto di manica larga; inoltre il tono del secondo documento, con le scomuniche e minacce spirituali contro i falsi delatori, i calunniatori, fa vedere chiaramente che ci sono state delle segnalazioni, delle delazioni in merito all’incorporazione di beni, non nominati, non appartenenti al convento di S. Pietro; d’altra parte l’abate può ben rispondere ai giudici di «non possedere nulla se non legittimamente» e può giurare sul Vangelo, in quanto res nullius (cioè la serra, il sito già occupato da Anzano) est primi occupantis... Ed ecco che Riccardo riconsegna i beni e ne precisa nuovamente i confini, con l’esplicita inclusione, questa volta, di quella «serra» che de facto era passata in appartenenza ai monaci.
3) C’è un terzo documento che ci riguarda solamente perché tra i firmatari figura, tra gli altri, un tal Roberto di Anzano; lo riporto qui di seguito, nella parte sostanziale, perché riuscirà gradito, e per la forma latina dell’epoca, abbastanza « maccheronica », e per la mentalità o costume che manifesta di quei tempi anche e principalmente nel campo ecclesiale:
«1143, Octobris, VI, Vici.
In nomine sante et individue Trinitatis. En (Cum? ) ego abbas Landenolfus... residerem in ecclesiam beate Marie semper Virginis que sita est in territorio Vici et cognominatur Guardiola... et quesivi consilium a domino meo Amato vicensi episcopo bone memorie necnon et a domino Riccardo filio Riccardi, qui Deo volente tenet dominium supradicte civitatis Vici aliorumque castrorum qualiter possem ego... offerre supranominatam ecclesiam Sancte Marie de Guardiola ad monasterium Sancte Trinitatis que cognominatur de Cava... in tempore... Falconis abbatis... necnon suo proprio iussu domno Roberto quidam Francigena Sancti Petri de Olivola preposito». (Segue la donazione, con la descrizione della chiesa assieme ai terreni, alle acque ed a tutti beni annessi). E continua:
«Si quis autem hanc nostram offersionem atque concessionem irritam facere voluerit vel eam molestare presumpserit, sciat se omni modo anathematis vinculo esse innodatus, et a trecentis decem et otto atribus sit excomunicatus et partem habeat cum Iuda traditore et cum Dethan et Abiron, quos terra vivos absorbuit.
Ego qui supra Nicolaus iudex
Signum crucis proprie manus Guarini Vallatae
Signum crucis proprie manus Ursonis frommeriensis
Signum crucis proprie manus Simonis Contrae