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Signum crucis proprie manus Paganus filius Petroni
Signum crucis proprie manus Robberti Anzani
Signum crucis proprie manus Adamus Vici».
Come si vede, a firmare e controfirmare quest’atto di donazione sono, oltre al giudice Nicola di Trevico (giacché a Trevico fu stilato l’atto il 6 ottobre 1143), tal Guarino di Vallata, Ursone di Flumeri, Simone di Contra (Scampitella), un certo Pagano figlio di Petronio, Roberto di Anzano ed Adamo di Trevico.
4) C’è ancora un documento che riguarda Anzano: è l’ultimo, purtroppo, che ci risulta, anche perché, come l’antico Anxanum fu assorbito e venne man mano a sparire nello splendore di Roma, il nuovo Anzano nasce e resta fino al 1810 completamente offuscato nella luce e nella vita di Trevico.
Quest’ultimo documento - del 1183 - riguarda una lite sorta fra Guglielmo di Montefullone, signore di Trevico, ed il capitolo della cattedrale della stessa Trevico: era morto il parroco di S. Euplio in Aquara, casale di Trevico, e per la nomina del successore avanzavano il diritto sia il feudatario Guglielmo, sia i canonici del capitolo; il Vescovo del tempo, di Trevico, si pronunziò a favore del feudatario e dei suoi eredi; la sentenza fu scritta da tal Guglielmo, giudice e notaio, di Anzano.
E’ chiaro, però, che non è da intendersi che Anzano, allora, nel 1183, abbia avuto un suo giudice ed un suo notaio: era un villaggio appena nascente, formato di poche case in pietra e di molti pagliai, pure se qualche signorotto s’era già stabilito ed imposto fra quella povera gente...
Il senso, pertanto, è questo: a scrivere la sentenza fu quel Guglielmo, giudice e notaio evidentemente della stessa Trevico, il quale era oriundo di Anzano, o cittadino di Anzano, che esercitava le sue funzioni di giudice e di notaio a Trevico. Ecco perché, dopo la parola «notaio» io ho creduto bene metterci una virgola, che non risulta nei documenti. Del resto, come risulta dal libro parrocchiale dei defunti dell’epoca, il 9 novembre 1800 moriva nella stessa Trevico e veniva sepolto in quella chiesa cattedrale Vito Cafoncelli, che era di Accadia e faceva il giudice a Trevico... Allo stesso modo, quindi, Guglielmo era di Anzano, faceva il giudice ed il notaio a Trevico e fu lui a scrivere quella sentenza.