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conviene ritenere, che le si furono tante città, ville e borgate figliate le une dalle altre, per quell’antica usanza dei Sabelli, cioè di emigrare in conseguenza di quelle loro chiamate primavere sacre..., alla stessa guisa che oggi moltissime ville e città dell’America hanno il nome di quelle città e ville d’Europa, donde hanno tratto l’origine ».
« Dal che si scorge di leggieri la conseguenza d’un tal ragionare, cioè, che una città dal nome di Ansanto, e conseguentemente un popolo omonimo, si doveva essere nella contrada in discorso, alla stessa guisa che ve n’era una nella Marsica ed un’altra tra i Frentani.
« Le antichità sopra descritte fanno indiscutibilmente supporre in essa alcuna città; e poiché Virgilio (Eneide, libro 7: E’ dell’Italia in mezzo - e dei suoi monti una famosa valle... che d’Ansanto si dice... Descrive poi la Mefite ed i luoghi circostanti), Plinio (<<In Hirpinis’ Ansanti ad Mephitis aedem lacum qui intravere, moriuntur>>...) e Cicerone denotano la valle coll’appellativo di Ansanto, è uopo ritenere che questo ne fosse il nome e non altro» ecc. ecc.
E’ troppo semplicistica, come ognun vede, la conclusione del pur valente storico Iannacchini, non convince nessuno! Di Romulea non ve n’è stata che una ed una sola, come pure di Ansanto. Che ci sia stata una Ansano tra i Salentini non sorprende affatto, perché pure attualmente vi sono ben altre due Anzano in Italia Settentrionale, una in provincia di Treviso ed una in provincia di Como... Ma come non può dirsi che queste due cittadine settentrionali dette Anzano abbiano origine dai Frentani, così l’Ansano dei Salentini, che è Gallipoli, e l’Anxia o Anxiano degli Abruzzi che sarebbe Lanciano, non hanno nulla da vedere con l’Anxano dei Frentani... Per tutto quello che sto dimostrando l’Anxano dei Frentani e l’Anzano degli Irpini (oggi di Puglia) è la stessa Anzano che prima, ubicata a poca distanza dall’attuale, appartenne ai Frentani, di cui fu una metropoli o la capitale, poi divenne un piccolo comune degli Irpini, così come ora è un ameno comune della Capitanata.
Del resto, come il Guarino a proposito di Romulea-Bisaccia, cos1 Mons. Iannacchini si trova di fronte alla difficoltà di Ansanto in questa epigrafe. E come il Guarino ricorre ad una spiegazione semplicistica, per nulla affatto convincente, così Iannacchini per Ansanto ricorre ad una soluzione altrettanto semplicistica, direi puerile, se non offendessi la serietà e la elevatura d’un tanto illustre storico...
Iannacchini fa questo ragionamento: nell’epigrafe si parla di Ansanto; poiché di Ansanto ne è conosciuto uno solo, quello in Irpinia, ergo... un altro Ansanto, sconosciuto, dev’essere esistito altrove, nella zona cui si riferisce la lapide.
Ma il ragionamento logico è quello inverso, quello che io sto facendo: poiché è provato che l’Ansanto è quello « in Hirpinis », come Romulea, anche Ansano (di cui parla l’epigrafe) è quella che si trova nella stessa zona di Ansanto e di Romulea, è l’attuale Anzano di Puglia!
E’ possibile che questo ragionamento logico sia sfuggito alla mente di Mons. Iannacchini?... No, non è assolutamente possibile!... Egli, anzi, fa sottintendere fra le righe del suo discorso questo ragionamento, doveva pensarla come noi, proprio perché, di fronte all’epigrafe da lui trascritta dal Commentario del Guarino, in cui non può non riportare integralmente « Anzano dei Frentani, oggi Lanciano », egli prospetta l’obiezione in contrario e ne dà una spiegazione assurda per Ansanto, così come, del resto, aveva fatto lo stesso Guarino per Romulea.
Che così? fosse viene confermato da quello che dirà e riporterà in seguito. Al Libro XIII, cap. I, infatti, egli scrive: « In quel di Anzano poi se ne hanno (di lapidi) assai di più, ma qui ne segno una solamente: « D. M. / Mandorino / Silvestro / B. Patri Suo / Benemerenti / fecit ».
Sempre al Libro XIII, cap. 2 (Anzano surto sulle rovine di altra città più antica ed il Casale di Contra) dice:
«Sopra un’altura posta fra la valle del Calaggio e quella solcata dal Lavello o Carpignano per sotto Flumeri, si rinvengono non poche vestigia di antichità, e la contrada porta il nome di Civita. Hanno voluto che quivi fosse stato il Volanum degli antichi, terra famosa dei Sanniti presa e rovinata dai Romani dopo la sconfitta della legione linteata ad Aquilonia. Fra gli altri, che sono di questa opinione, è il Corcia, anzi costui si spinse a dire, che lo si fosse l’oppidulo (piccola città) di cui tiene parola Orazio. Ma colla buona grazia dell’illustre scrittore nonché del Pionati e del Zigarelli