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notiamo che non v’è alcun dato che lo conferma. Anzi innanzi abbiamo notato che Volano si doveva essere nel Sannio Caudino, ove ancora nell’evo medio eravi un fiume di tal nome. Difatti nel 774 fuvvi una donazione di Arrechi Principe di Benevento al monastero di S. Sofia, in cui fra le cose donate figura ancora « il Gualdo in Montevergine fino al fiume Volana e per la acqua fino al Plesco sotto il castello di Pietra Stornina».
« Non negasi l’importanza del luogo, dice sempre Iannacchini, e per le lapidi sopra notate e per altre ancora, fra cui quella di Messenio Osco menzionata dal Giustiziani, però di queste si possono accampare ipotesi senza niente affermare. Hannovi di coloro che hanno supposto in questi pressi l’antica Romulea, ma se con maggiore probabilità si può affermare alcuna cosa è ciò che dice il De Luca, cioè che quivi fosse stato l’antica Trevico. Che che si voglia poi, è un fatto che nell’evo medio quivi si trovava una terra chiamata Anzano, che hanno supposto 1’Anxanum degli antichi, ma di questo uno era nel paese dei Frentani e l’altro in quello dei Salentini, e non abbiamo nessun dato per affermare che quivi fosse il terzo. Della sua esistenza, poi, nei mezzi tempi si argomenta : 1) che nell‘Archivio della Cava dei Tirreni vi ha un istrumento di vendita del 879 fatta in Anzano da un tal Godino al prete Liberio. 2) Nel 1142 fuvvi una donazione fatta da Landolfo abate di S. Maria Guardiola all’Abate Falcone sottoscritta da Roberto di Anzano. 3) Nel 1183 essendo morto l’abate di S. Euplio in Vico Aquidio surse litigio intorno a chi spettava nominare il successore ed il Vescovo di Trevico lo risolse a favore del feudatario del luogo a nome Guglielmo da Monte Fullone; se non che l’Ughellio nel registrarne la sentenza la dice scritta da Guglielmo notaio di Anzano.
«Da ciò ognun vede come verso il mille e di poi esisteva una terra chiamata Anzano in queste parti; essa posteriormente cessò di essere, in conseguenza di che non si sa. Parmi però con grande probabilità, che fosse stata la vittima del terremoto che fu per più fiate il flagello della contrada.
«L’odierno Anzano», prosegue Iannacchini, «è surto di recente sulle rovine dell’antico a mezzo di un aggregato di case coloniche dipendenti dal comune di Trevico, ma essendosi queste cresciute di numero la loro cittadinanza reclamò l’indipendenza da detta terra e la conseguì all’esordire di questo secolo. Oggi forma un comune a se con circa tremila abitanti, mentre per lungo elasso di tempo si fu feudo della mensa vescovile di Trevico col titolo Baronale.
Gli inizi della nuova terra cominciarono attorno ad una chiesa antichissima, ove è un simulacro della Vergine riconosciuta con il titolo di S. Maria in Silice in antico ed oggi di Madonna di Anzano.
In queste parti ed attiguo alla contrada detta Scampitella, fuvvi anticamente un casale ed un monastero di Benedettini detto S. Pietro Olivola. Ciò si rivela da una donazione fatta di questo monastero e casale al monastero della Cava da Ruggieri Duca delle Puglie sotto l’anno 1086. In detto anno e dal detto Duca donossi ancora la chiesa semi diruta di S. Maria di Guardiola e l’altra di S. Benedetto, ambo però ricche, non che un mulino a Trevico ove dicevasi Ischia Maccarono vicino al Calaggio. Ma non solo questi casali e condome di villani vi furono, ma altri ancora, come a dire il Casale di Contra. Questo faceva parte della Baronia di Vico ed è segnato per due militi nella spedizione a Terra Santa del 1187; e andò compreso fra i feudi donati dal Re Roberto alla Regina Sancia sua consorte. Oggi nè anco è più, forse lo si fu ancora la vittima del gran terremoto del 1694, che rovinò questa contrada. Appena un podere ne ritiene il nome, per il quale il comune di Trevico sostenne un litigio coi Loffredo, col Duca di S. Vito e col Principe di Melissano; ma una tradizione ferma e costante tuttora addita che quivi era il Casale di Contra».
Ho voluto riportare ad litteram questo lungo discorso di Mons. Iannacchini, perché esso riguarda Anzano. Ma su di esso vorrò fare alcune osservazioni:
1) Iannacchini scrive: «Che che si voglia, poi, è un fatto che nell’evo medio quivi si trovava una terra chiamata Anzano, che hanno supposto 1’Anxanum degli antichi, ma di questo uno era nel paese dei Frentani e l’altro in quello dei Salentini, e non abbiamo niun dato per affermare che quivi fosse stato il terzo».
Non nega, dunque, decisamente che Anzano sia l’«Anxanum degli antichi»... In questo caso egli ammette che «quivi», cioè nella « terra chiamata Anzano », ci dovrebbe essere un terzo Anzano,