che ti dice addio...!
Quale differenza tra la vita e la morte...! Quanto è brutale l’uomo che in un attimo recide, taglia... abbatte...senza pietà...: vite di alberi, di uomini che per crescere hanno impiegato tanti anni, tante energie...! Tutto sprecato al vento per l’egoismo umano! Io amo gli alberi, amo la vita ripudio questo scempio... mi sono rintanato in casa muto, solo, avvilito, sconvolto... anche se giustificato era l’abbattimento dei due pini. Io amo gli alberi, i miei pini, parlo, converso con essi, accarezzo con dolcezza i loro verdi rami che così dolci, tenui, soavi mi vengono incontro dal mio terrazzo col loro odore di resina fresca...!
Eppure l’uomo li distrugge, brutale, cinico abbatte le foreste, inquina l’ambiente, li asfissia, toglie loro quell’alta funzione del ricambio dell’ossigeno essenziale anche per l’uomo stesso...; quanti scheletri, impalati che ammoniscono, che abbondano per tutte le strade di Roma... Gli alberi sono dei “santuari” diceva Hesse, che ti esprimono la legge primordiale della vita, che ti fanno percepire la verità... verità che l’uomo sta perdendo e che forse non troverà mai più se non pone controlli, limiti al suo egoismo, se continua ancora a fare offesa alla natura!
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Al “bosco”
Al “bosco” ho passato la mia infanzia, un piccolo terreno a vigneto con tanti alberi di frutta di castagni, di noci, di querce... un alto fusto di lauro odoroso fiancheggiava la piccola capanna, un pergolato di uva fragola davanti un grosso fico al di dietro.., un maestoso gelso nero sullo stradone... denso, fitto bosco ai due lati del terreno...; era l’unico avere di mio nonno il solo pensiero della sua vita... il solo paradiso dei miei primi anni...: correvo, saltavo, dondolavo giocavo, fantasticavo, sognavo colloquiavo con gli uccelli con il cuculo... soprattutto... mi risuona ancora il suo verso calmo, tenero, cadenzato..., correvo, rincorrevo il cane, ero lesto... lo superavo..., parlavo con l’asinello del nonno mi capiva... mi faceva dispetti... un “sentimento” c’era tra noi due... col suo grosso umido muso bianco mi chiedeva qualcosa, mi parlava così...
Passarono gli anni così… spensierati... un giorno mi chiusero in convitto ad Avellino... il nonno Oto mi lasciò per sempre... il terreno fu venduto...: ora “il bosco” è lì ancora... lo guardo a distanza... lo amo e lo sfuggo... una parte di me andò via col “bosco”... un nodo mi viene alla gola...!
La pioggia
Piove anche oggi... la pioggia da mesi fa da padrone...: tutti maledicono la pioggia..., io l’amo invece, godo quando piove anche se l’umidità fa male al mio sconquassato laringe. Che delizia veder piovere...: l’acqua polverizzata, così fine, cade lenta... lenta anche se a volte con prepotenza, e si adagia così su tutto ciò che incontra fino a bagnare il terreno,
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